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giovedì 13 dicembre 2012

AUGURI!




Tanti cari auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti i miei lettori, a chi segue il blog, a chi ha apprezzato il libro e a chi ancora non lo conosce. Per questi ultimi, leggete il blog e visitate la pagina Facebook per farvi un’idea.

Auguri a tutti voi!

Lara Zavatteri

giovedì 22 novembre 2012

NO MORE VIOLENZA





Per dire basta alla violenza sulle donne, aderite a questa iniziativa, basta scrivere una mail scrivendo aderisco seguito dal vostro nome e cognome o aderire online, cliccate sul link qui sotto se vi sta sta a cuore questo purtroppo sempre attuale problema:

http://www.nomoreviolenza.it/



giovedì 8 novembre 2012

DUE DONNE:ARTEMISIA E NIVES



In questo libro, si tratteggiano i caratteri di due donne forti, Artemisia Gentileschi e Nives Loi. La prima vive nel Seicento ed è una pittrice, la seconda nel ventunesimo secolo e lavora come giornalista. Artemisia e Nives ahnno molto in comune, anche se vivono in epoche così diverse. La Gentileschi lavora come pittrice e sogna di realizzarsi nel campo dell’arte, così come Nives sogna di diventare una scrittrice. Nives, così come Artemisia, è una giovane donna che non si accontenta e che lotta per quello in cui crede. Legate da un filo sottile e da una misteriosa pozione, avranno anche modo di incontrarsi in una visione e insieme combatteranno contro il male, che ha una forma e un corpo e che da molti secoli aspetta di poter dominare il mondo, ma non ha fatto i conti con la forza e il coraggio di Artemisia e Nives.

mercoledì 17 ottobre 2012

A CHI CONSIGLIO QUESTO LIBRO



A chi ama la pittura, la pittrice Artemisia Gentileschi, i libri fantasy, i misteri, la lotta tra bene e male

giovedì 27 settembre 2012

ARTEMISIA IN BREVE


Nives è una giovane giornalista frustrata che di colpo si trova catapultata in una realtà incredibile. Dopo il furto di un quadro di Artemisia Gentileschi, Nives da Trento arriva a Roma sulle tracce del ladro, ma si troverà di fronte quacosa di totalmente inaspettato. Un semplice viaggio diventa così una battaglia all’ultimo respiro tra il bene e il male.

venerdì 31 agosto 2012

MICHELLE HUNZIKER PARLA DEL CORAGGIO DI ARTEMISIA

Michelle Hunziker dell'associazione Doppia Difesa parla di Artemisia Gentilschi e del suo coraggio nell'affrontare il processo e andare avanti nonostante la violenza che subì:



Il coraggio di Artemisia dev'essere il coraggio di tutte le donne vittime di violenza fisica o psicologica. Denunciate sempre. Questo il link di Doppia Difesa:

http://www.doppiadifesa.it/



lunedì 20 agosto 2012

ARTEMISIA-GIUDITTA?




Recentemente ho avuto l’occasione di vedere dal vivo il quadro “Giuditta che decapita Oloferne” di Artemisia Gentileschi, conservato agli Uffizi a Firenze. Devo dire che vederlo dal vivo fa un certo effetto, anzi, a dirla tutta, la scena fa quasi paura, molto di più di come ci si aspetterebbe vedendo il quadro riprodotto in Rete o su qualche testo d’arte.

Per esempio, non mi ero mai accorta che in questo quadro mentre le due donne cercano di ucciderlo l’uomo con una mano tenta di resistere respingendo la donna con l’abito rosso. Impossibile non fare il paragone tra la vita di Artemisia e questo quadro: lei, che subì violenza da un uomo, una doppia violenza, essendo Agostino Tassi amico del padre e maestro di pospettiva della stessa Artemisia-dipinge invece la violenza su un uomo, una violenza che fa orrore.

Artemisia nelle realtà venne anche tradita dall’amica Tuzia, che la lasciò sola in balia del suo aggressore. In “Giuditta che decapita Oloferne” invece le due donne sono solidali, accomunate dalla situazione. Una sorta di complicità femminile che Artemisia non sperimentò mai.

Considerazioni che hanno fatto discutere i critici dell’arte, proprio per le possibili implicazioni tra la vita e i drammi della pittrice e le sue opere. Artemisia, in questo quadro, si è immedesimata in Giuditta?

Lara Zavatteri

mercoledì 1 agosto 2012

NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE!




“L’Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives” è un libro fantasy, che però nella parte in cui racconta la vita di Artemisia Gentileschi lo fa narrando vicende realmente accadute. Artemisia, pittrice romana del Seicento, fu davvero fatta oggetto di violenza da parte di Agostino Tassi, amico, collega del padre e suo maestro di prospettiva.

Artemisia è quindi un simbolo della violenza sulle donne, purtroppo ancor oggi sempre presente, ma è anche un simbolo della forza delle donne di non tacere e di andare avanti.  Ai suoi tempi erano pochi i processi per stupro, per non dire pochissimi, perché la donna veniva vista come complice o addirittura istigatrice della violenza da parte dell’uomo: in pratica i giudici stessi erano propensi a credere che la donna non fosse per nulla una vittima. Nonostante il processo infatti Artemisia stessa subì umiliazioni a non finire per indurla a ritirare le accuse, ma lei non cedette mai e il Tassi venne arrestato e condotto in carcere, anche se per non molto tempo.

Artemisia andò avanti con la sua vita, nonostante questo orribile fatto ed è conosciuta come una delle più talentuose pittrici italiane. Purtroppo al suo nome è sempre associata la violenza che subì, un fardello che Artemisia si portò dietro per tutta la vita e che continua ai giorni nostri. Navigando in Rete ho scoperto questo blog contro la violenza sulle donne, molto interessante per i contenuti e che vi invito a visitare, per dire no a qualsiasi forma di violenza contro le donne, sia essa di tipo fisico sia psicologico. Questo il link:



mercoledì 25 luglio 2012

mercoledì 11 luglio 2012

mercoledì 4 luglio 2012

La parte maschile nel libro di Artemisia




L’Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives è un libro che parla di due donne, appunto Artemisia Gentileschi e Nives Loi, una vive nel Seicento, l’altra ai giorni nostri. Ci sono però anche delle figure maschili, in particolare:

  • Orazio Gentileschi. È il padre di Artemisa e, contrariamente ai canoni dell’epoca che vorrebbe le donne occupate solo in casa, si rende conto del talento artistico della figlia e la avvia alla carriera di pittrice. Nessun altro dei suoi figli sa dipingere e Artemisia diventa così una sorta di speranza per il futuro, la possibilità di tramandare il nome nella pittura. La affianca al momento del processo contro Agostino tassi, tra l’altro suo amico e collaboratore. Orazio si comportò davvero così, con l’aggiunta che dovette occuparsi lui di crescere i figli perché rimase vedovo della moglie Prudenza quando i ragazzi, anche la stessa Artemisia, erano ancora piccoli.
  • Agostino Tassi. È il pittore amico di Orazio che si macchia della violenza su Artemisia. Tutta la parte riferita nel libro è vera, anche che tentò di convincere Artemisia a ritrattare, senza tuttavia riuscirci, e la frase in cui dice che se Artemisia ha detto così, accusandolo cioè, non è vero. Viene incarcerato ma la pena è mite, mentre Artemisia, la vittima, fu umiliata in mille modi al processo.
  • Il Libero Arbitrio. Si trova nella parte del presente, strettamente connesso all’incantesimo che Artemisia ha cercato di fare per rendere immortale la sua arte. È una figura che non può interferire nelle decisioni umane ma funge da equilibratore tra bene e male. Nives lo incontra a Roma e grazie a lui riuscirà a capire la fitta trama di eventi che l’hanno portata ad inseguire il ladro di un quadro della Gentileschi e un piano per far sì che il mondo sia dominato dal male. Ha le ali e può dire la verità solamente quando sono intatte-un altro personaggio gliele ha tagliate-ma grazie a Nives ricrescono e il Libero Arbitrio può spiegare a Nives la verità.


martedì 19 giugno 2012

IL PROCESSO AD ARTEMISIA GENTILESCHI

Ecco qui il capitolo del libro che racconta del processo ad Artemisia Gentileschi.


Il processo alla fine ci fu, ma ad Artemisia non venne risparmiata alcuna sofferenza. Più che un processo pareva una sorta di farsa, come se anziché una violenza si fosse compiuta una birbanteria e fin da subito da vittima Artemisia passò ad essere vista come la vera colpevole di quanto accaduto. La interrogarono più e più volte, mentre lei, sempre con lo sguardo fisso al volto dei giudici, ripeteva quanto accaduto in quel giorno infausto. La si accusava anche di aver continuato a frequentare Agostino Tassi anche dopo quella “presunta” violenza, come la chiamarono, ed Artemisia non poté che confermare. Era per salvare il suo onore, per sapere quando l’avrebbe chiesta in moglie che lo aveva frequentato, ma quel particolare finì per ritorcersi contro di lei. Tra la gente accorsa per assistere al processo cominciò a diffondersi l’idea che in realtà la ragazza fosse stata l’amante del Tassi e che quindi nessuna violenza era stata commessa. Agostino naturalmente negava tutto:

“Non si troverà mai che io abbia avuto a che fare con la detta Artemisia, se Artemisia dice che io ho avuto a che fare con lei non dice il vero” ripeteva durante il processo.

Artemisia non cambiò la sua versione e continuò a subire ogni sorta di nefandezze. Non chinò la testa nemmeno quando la obbligarono a sottoporsi a visite ginecologiche davanti ai giudici per accertare se davvero era stata compiuta una violenza, né quando in tribunale la si obbligò a confrontarsi con personaggi abbietti che, come si scoprì in seguito, erano stati pagati per mentire. Questa gente riferì ai giudici che la giovane Artemisia non poteva aver subito alcuna violenza dallo Smargiasso, poiché era risaputo che da tempo vendeva il suo corpo in cambio di denaro, un fatto che tutto il quartiere conosceva, se non tutta Roma. Riferirono poi che il Tassi era persona onesta e che l’unico interesse dimostrato per la figlia di Orazio Gentileschi era stato esclusivamente professionale poiché il padre della ragazza l’aveva pregato di darle lezioni di prospettiva. Anche fuori del tribunale la gente commentava quanto accaduto e ciò che veniva detto durante il processo passava di bocca in bocca tra il popolo che nutriva grande curiosità intorno a quella vicenda. Nel Quartiere degli artisti erano pochi, ormai, quelli che ancora salutavano Artemisia al suo passaggio. I più fingevano di non vederla, giudicando poco decoroso salutare una giovane donna che aveva osato portare in tribunale l’uomo che-come affermava lei-le aveva usato violenza. Tuzia le era ormai nemica mentre il padre Orazio pareva sconcertato da come quel fatto avesse scombussolato le loro vite. Si rendeva conto di aver agito spinto dalla collera e pensava che, se fosse tornato indietro, probabilmente non avrebbe denunciato il Tassi, sapendo a quale prezzo la figlia doveva difendere la sua dignità. Ma per Artemisia le mortificazioni non erano ancora finite. Pur di farle confessare il falso i giudici, che le contestavano fin da principio la sua deposizione, decisero di sottoporla a quella che veniva chiamata “la tortura dei sibilli”. Si trattava di lacci che venivano legati ad ogni dito più stretti e tirati fino allo strozzamento delle dita che prendevano a sanguinare. Artemisia non gridò, non pianse mentre le si spaccavano le dita, mentre di fronte a lei il suo aguzzino osservava la scena senza traccia di pentimento, o almeno di pietà per quanto la ragazza era costretta a subire. Non si disperò, nemmeno quando il dolore divenne insopportabile. Pensava solo alle sue tele, ai dipinti che doveva terminare e a quelli che ancora dovevano essere creati, pensava a quante volte quell’identica tortura aveva provocato danni irreversibili, pensava, insomma, che per colpa di una colpa non commessa ma subita forse non sarebbe stata più in grado di dipingere. Tutto questo subiva Artemisia, consapevole di non essere creduta. Ci fu un attimo di sbigottimento, tra i giudici, quando un interrogato, Giovan Battista Stiattesi, raccontò di aver conosciuto a Livorno Agostino Tassi e la moglie. Nessuno sapeva che lo Smargiasso fosse sposato e nemmeno che avesse ucciso la moglie. Quest’ultima, disse lo Stiattesi, era fuggita con un uomo e Agostino, pazzo di gelosia e ben deciso a difendere il suo onore, fece di tutto per ritrovarla, ma senza successo. In seguito il Tassi si trasferì a Roma ma secondo lo Stiattesi, che affermava di aver visto con i propri occhi le lettere dei mercanti livornesi, pisani e lucchesi, riuscì a far ammazzare la moglie. Eppure, nemmeno dopo quella dichiarazione i giudici credettero alla versione della giovane Gentileschi. Nemmeno quando uno degli interrogati svelò il segreto del Tassi, questo segreto orribile, si pensò che Artemisia fosse nel giusto. A pesare a suo sfavore, il fatto di aver atteso a lungo a denunciare il suo violentatore, una decisione che faceva apparire Artemisia sotto tutt’altra luce. I giudici credevano che fosse l’amante del Tassi e che avesse inscenato quella commedia per vendicarsi di qualche manchevolezza di quest’ultimo o di promesse vane, come appunto quella di sposarla, ma certo non come conseguenza di uno stupro. In tutta Roma ormai si parlava di Artemisia come di una prostituta e si vociferava di quanti uomini avesse avuto prima del Tassi. Artemisia naturalmente soffriva molto nel sentire quelle voci, specialmente perché spesso giungevano dalla bocca delle donne. Non riusciva a capire come proprio le donne, considerate dalla società come esseri inferiori, con molti meno diritti degli uomini, le donne così spesso offese in mille modi diversi, potessero non stare dalla sua parte. Non comprendeva il perché la quasi unanimità dell’universo femminile- perché per fortuna qualcuna le aveva dimostrato solidarietà- le fosse nemica e addirittura spargesse voci non vere sul suo conto. Ancora una volta l’invidia, pensava Artemisia, perché io dipingo, ma anche perché sto affrontando da sola questo processo. Perfino il padre Orazio, colui che aveva formalmente denunciato Agostino Tassi, adesso si teneva quasi in disparte, sperando che il processo finisse in fretta. Artemisia temeva che anche lui dubitasse di lei ma non chiese mai nulla in proposito. Un colpo del genere l’avrebbe distrutta, e lei doveva essere forte per tutta la durata del processo. Agostino naturalmente continuava a negare e alla fine, solo la prova di una falsa testimonianza deposta da un suo giovane apprendista indusse i giudici a condannarlo. Tuttavia, la pena fu lieve, solamente qualche mese da passare nel carcere di Corte Savella da dove lo Smargiasso tentò di convincere Artemisia a incolpare qualcun altro dello stupro, cosa che la ragazza non prese nemmeno in considerazione. Il suo aguzzino era stato condannato, è vero, ma per Artemisia le cose non furono più come prima, anzitutto con il padre. Si era come spezzato qualcosa tra loro da quando il processo aveva avuto inizio, nonostante fosse stato proprio Orazio a dare il via a tutta la faccenda. Anche lui si accorgeva di come la gente osservava Artemisia, di come tanti amici e conoscenti si tenevano a distanza da lei, delle continue insinuazioni sul conto della figlia. Ma lui ne era toccato solo marginalmente. Lui, in quanto uomo, era comunque rispettato, nessuno gli aveva tolto il saluto e continuava a lavorare come nulla fosse accaduto. Anche ai fratelli di Artemisia non era toccata la sorte della sorella e nessuno era stato messo al bando o isolato dalla comunità. In casa l’atmosfera era tesa e si parlava poco, la stessa Artemisia preferiva restare da sola e non parlare piuttosto che sopportare la sensazione degli occhi fissi su di sé del padre che sembrava chiederle in una muta domanda se avesse qualche responsabilità in quell’affare. I momenti più drammatici del processo e della violenza continuavano a perseguitarla e solo la pittura riusciva a regalarle sprazzi di serenità. Era riuscita a riprendersi dal dolore causato dalla tortura dei sibilli ma sembrava che più nessuno volesse i suoi quadri; nonostante questo Artemisia ostinatamente dipingeva, perché sapeva che la pittura era lei e lei era la pittura. Potevano maltrattarla, emarginarla, sparlare di lei finché avevano fiato, ma la sua arte doveva crescere, svilupparsi e lei sentiva che quella era la sua strada. Però, temeva che da quel momento in poi la gente, sia i suoi contemporanei sia, se avesse avuto fortuna e il suo nome si fosse tramandato anche tra le generazioni dei secoli a venire, l’avrebbe ricordata non per la sua arte e i suoi dipinti, non per il modo in cui dipingeva un volto o rendeva le luci e le ombre, ma unicamente per quell’episodio, quella violenza che aveva rovinato per sempre la sua vita. Per questo motivo, quella mattina dell’autunno 1612, capì che vi era un unico modo per non correre quel pericolo. Era un segreto che aveva imparato anni prima, da una donna che l’aveva aiutata quando sua madre era morta. Non era una strega ma aveva appreso, non si sapeva come, rimedi, pozioni e incantesimi di ogni genere. Era una buona donna e solo ad Artemisia aveva confidato l’incantesimo degli incantesimi, il più potente. Era vecchia e stanca di vivere. Artemisia aveva ricopiato sul suo diario l’incantesimo, ma non aveva mai seriamente pensato di usarlo. E il momento, invece, era giunto.


martedì 12 giugno 2012

UN MONDO DI DONNE CON LA STRADA, ARTEMISIA E LE PICCOLE COSE




L’universo femminile è al centro di tre dei miei libri. In La strada di casa la protagonista è Sara, una donna ormai anziana ai giorni nostri ma che durante la seconda guerra mondiale era una giovane ragazza sposata ad un uomo non amato, che incontra e s’innamora di un soldato tedesco. Un amore che va contro ogni regola, perché il fratello di Sara era partigiano ed è stato ucciso e perché la zia Matilde, donna energica e indipendente, è a sua volta staffetta partigiana. Sarà la figlia di Sara, Anna, a ritrovare il diario della madre, scoprire la sua storia e il segreto che ha custodito per oltre mezzo secolo.
Un altro libro da cui emerge la forza delle donne è L’Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives. Artemisia è Artemisia Gentileschi, pittrice romana del Seicento, dotata di grande talento artistico e violentata da un pittore amico e collaboratore del padre, Agostino Tassi. Artemisia si ribella e riesce a far condannare l’uomo (la vicenda è vera) ma il suo nome fino ad oggi è rimasto legato a quella vicenda. Nel libro si parte dalla sua vera storia per arrivare ad una parte fantasy, con Artemisia che decide di fare una pozione per rendere immortale se stessa e i suoi quadri e non essere ricordata solamente per la violenza subita. Purtroppo le cose non vanno come dovrebbero andare, la pittrice sbaglia la pozione e secoli dopo sarà Nives, giornalista dei nostri giorni, a subirne le conseguenze. Da Trento, dove vive, segue uno scoop legato al furto di uno dei quadri di Artemisia e si ritrova a Roma, nella casa antica dei Gentileschi, ma non da sola, bensì con la parte cattiva di se stessa, che per l’incantesimo di Artemisia è come sdoppiata. Toccherà a lei vincere sull’altra se stessa perché il male non vinca sul bene e domini il mondo.
Infine nel libro di racconti Le Piccole Cose le donne forti sono, ad esempio, la Donna delle Fucine, toponimo del paese di Cavizzana (Trentino) dove si crede che esista un’antica maledizione. Sarà questa donna, nonostante l’emarginazione cui l’ha confinata la gente, a salvare il paese dalla peste (veramente Cavizzana fu l’unico paese della val di Sole a non essere decimato dal morbo), ma anche Marcellina, che lascia la sua terra per non abbandonare il fratello più debole. Scoprite i testi sui blog e scaricate i report gratuiti, vi aspetto su

http://lastradadicasa.blogspot.com









lunedì 4 giugno 2012

L’inclinazione è un libro fantasy.






L’Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives, è un libro fantasy. Infatti, pur parlando della vicenda reale accaduta alla pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi (soprattutto in merito alla violenza subita per mano di Agostino Tassi) il libro parte dal reale per approdare appunto al fantasy. Quando la giornalista Nives indaga sul furto di un quadro della Gentileschi siamo nella Trento dei giorni nostri, poi nella Roma attuale. 

Ma Nives, una volta entrata in quella che era la vecchia casa dei Gentileschi, vive un’esperienza unica, magica ed inquietante insieme. Tanti secoli prima Artemisia aveva infatti creato una pozione per rendere immortale se stessa e i suoi quadri ma dopo aver fallito provoca una sorta di sdoppiamento di Nives. Se quest’altra parte di Nives porterà a termine il suo piano, nonostante la presenza del Libero Arbitrio (suo padre adottivo) il mondo sarà dominato dal male. 

In una visione Nives vede come cambierà il mondo e sarà proprio grazie all’aiuto di Nives e della Strige, una sorta di strega buona, che Nives riuscirà a capire che l’alba è l’unica salvezza. Dopo le tenebre torna sempre la luce: su questo conta Nives nella casa di Artemisia

mercoledì 16 maggio 2012

LARA ZAVATTERI SUL MENSILE DUEMILA


Ringrazio moltissimo la rivista “Duemila”, mensile di informazione culturale del Nord Est per la bella intervista che mi ha dedicato. Il mensile è in vendita nelle migliori edicole delle seguenti città: Treviso, Belluno, Venezia, Rovigo, Padova, Vicenza, Verona, Udine, Trieste, Pordenone, Gorizia.


lunedì 7 maggio 2012

ARTEMISIA RISPONDE




Sei capitato su questo blog per caso e vorresti saperne di più sul libro? Oppure hai già letto alcuni dei miei libri e vorresti informazioni anche su questo? Artemisia Gentileschi sarà felice di rispondere a qualsiasi domanda le vorrai fare. Basta scrivere a larazavatteri@gmail.com per richiedere le info ad Artemisia.

giovedì 26 aprile 2012

REPORT GRATUITO DEL LIBRO

Per scoprire il libro, chi era Artemisia Gentileschi e approfondire con un "assaggio" del libro, cliccate a destra e scaricate il report gratuito del libro!

Buona lettura con i primi tre capitoli,

Lara

mercoledì 18 aprile 2012

CAPITOLO 6 GRATIS, NELLA MENTE DI ARTEMISIA


CAPITOLO 6



Roma, autunno 1612

Seduta su uno sgabello davanti al cavalletto con la tela, Artemisia stendeva il colore quasi senza pensare, immersa com’era nei suoi cupi pensieri. Le pareva quasi che il quadro si completasse da solo, che le sue mani con una propria autonomia dipingessero mentre lei si soffermava con la mente su tutt’altro. Dipingere era l’unica cosa in grado di regalarle almeno un po’ di serenità, anche se sempre più spesso si trovava a rivangare quanto accaduto in quei mesi. Era una bella giornata autunnale, una di quelle in cui ancora il sole scalda la terra con i suoi raggi e il cielo terso regala l’illusione di essere ancora nella stagione estiva. Artemisia era sola in casa poiché il padre Orazio era andato fuori per delle commissioni e i fratelli erano usciti di buon’ora. Ma anche se la casa fosse stata piena di gente, lei si sarebbe ugualmente sentita sola. Mentre immergeva il pennello nel colore nero, ripensò a quanto le era accaduto l’anno precedente. Era una giornata come tante e lei stava nella sua casa in via della Croce quando il pittore Agostino Tassi detto lo “Smargiasso” era entrato in casa e approfittando dell’assenza di Orazio le aveva usato violenza. Artemisia, che aveva intuito subito le intenzioni dell’uomo, aveva supplicato l’amica Tuzia, sua vicina di casa, di non lasciarla sola, ma quella se n’era infischiata e così il Tassi aveva avuto campo libero e in breve aveva fatto di lei ciò che voleva. Lei aveva tentato di resistere, graffiandolo, sputandogli in faccia, ma la forza dell’uomo era tanto superiore alla sua che alla fine non era più riuscita a tenere a bada quella belva.  Artemisia non poteva dimenticare la vergogna e il dolore per quella violenza e nemmeno il tradimento dell’amica. Il Tassi era anche amico di suo padre, il quale tempo addietro l’aveva pregato anche di dare lezioni di prospettiva alla figlia Artemisia, l’unica tra i suoi eredi-tutti maschi-a padroneggiare l’arte della pittura. Era piuttosto inconsueto che a una donna fosse concesso di praticare quell’arte ma Orazio l’aveva avviata presto in quel mestiere appena si era reso conto che in lei si nascondeva del talento. Anche a lui, probabilmente, era sembrata una cosa sconveniente che una ragazza diventasse pittrice e certamente si doveva essere preoccupato di quanto avrebbe detto la gente vedendola dipingere, ma in cuor suo non se l’era sentita di precluderle quella possibilità, non dopo aver visto con quale facilità sua figlia imparava e con quale passione si applicava per emergere. Per questo aveva chiesto all’amico Agostino-che collaborava con lui alla realizzazione della loggetta della Sala del Casino delle Muse di Palazzo Rospigliosi- di darle lezioni sulla prospettiva, in modo da fornire ad Artemisia ulteriori conoscenze che avrebbero arricchito il suo bagaglio artistico. Quello che Orazio non poteva immaginare era che l’uomo aveva messo gli occhi su Artemisia e da tempo attendeva l’occasione giusta per avvicinarla, come non poteva immaginare che il Tassi, nonostante la loro amicizia e il sodalizio artistico che si era creato tra loro, stava meditando di compiere un’azione tanto spregevole. Artemisia non raccontò subito al padre quant’era accaduto. Agostino nei giorni successivi aveva promesso di sposarla, così da rimediare alla violenza e secondo la tradizione dell’epoca in tal modo era possibile sistemare le cose. Non che Artemisia fosse contenta di sposarlo, anzi la cosa la ripugnava, ma non vedeva altra via d’uscita per non essere additata dalla gente che in quelle occasioni addossava sempre tutta la colpa alla donna. Lei naturalmente sapeva di non aver fatto o detto nulla per incoraggiare l’uomo, ma la gente ragionava in altro modo. Sapeva cos’avrebbero bisbigliato: avrebbero detto che lei era una poco di buono, che aveva messo in atto mille astuzie per farsi sedurre da Agostino e che in fondo si era meritata quella violenza. Avrebbero sparlato di lei al suo passaggio, magari nessuno avrebbe mai comprato un suo quadro. Ecco, era quest’ultima cosa che le pesava di più, che la sua carriera artistica appena cominciata dovesse interrompersi per quel vergognoso episodio e per colpa di un uomo che aveva distrutto il suo futuro. Per questa ragione Artemisia inizialmente tacque con il padre e attese, seppur angosciata e disgustata, che Agostino la chiedesse in moglie. Ma i giorni passarono e Agostino non si presentò da Orazio per chiedere la mano della figlia. Poi passarono le settimane, e quando fu chiaro che il Tassi l’aveva ingannata Artemisia si decise a confessare l’accaduto al padre. Si era vergognata talmente, nel raccontare al genitore quanto aveva dovuto subire e per tutto il tempo aveva tenuto gli occhi bassi attendendo la condanna di Orazio. Artemisia, infatti, pur amando il padre, era convinta che anche lui l’avrebbe incolpata dell’accaduto. Era suo padre, è vero, ma era pur sempre un uomo, e come tutti gli uomini anche lui probabilmente vedeva le donne come uniche colpevoli in situazioni come quella. Orazio, seduto al tavolo della cucina, aveva ascoltato la figlia senza fiatare, sempre più incollerito man mano che proseguiva. Alla sua rabbia si mescolava anche un sentimento d’incredulità, proprio perché il Tassi non era uno sconosciuto ma un amico e collega. Come aveva osato quel farabutto rovinare sua figlia? Quando venne a conoscenza del fatto che la violenza risaliva a tempo addietro, ricordò che aveva visto il Tassi fino al giorno prima e con lui aveva scherzato e scambiato consigli sui lavori commissionati ai due pittori. In lui non aveva mai notato nulla di strano, di diverso. Semmai-e fu un particolare che gli tornò in mente solo mentre la figlia continuava a parlare-era Artemisia che in quel periodo sembrava più assente e più taciturna. Non aveva dato molto peso alla cosa ma in quel momento capì che avrebbe dovuto indagare e scoprire cosa faceva soffrire la figlia. Se avesse ancora avuto al fianco sua moglie, morta già da diversi anni, forse le cose sarebbero andate diversamente. Lei sicuramente si sarebbe accorta subito del cambiamento di Artemisia.

“Perché non hai parlato subito con me?” domandò Orazio quando Artemisia ebbe finito il suo racconto.

Artemisia tacque un momento, sempre con gli occhi bassi e poi rispose:

“Aveva promesso di sposarmi.”

“Capisco. E dunque?”

“Niente” disse Artemisia.

“In questo caso c’è solo una cosa da fare” disse Orazio “denunciarlo”. Già si era alzato dal tavolo e afferrava una mantella per coprirsi e andare a fare il suo dovere affinché quel delinquente non la passasse liscia, quando Artemisia lo fermò.

“No, vi prego padre. So che quell’uomo è stato ignobile e merita una punizione, ma pensate a me.”

“Che cosa vuoi dire?” domandò Orazio senza capire.

“Pensate a cosa andrò incontro se ci sarà un processo. La gente mi additerà, dirà che sono una dai facili costumi, che me la sono cercata, nessuno vorrà un mio quadro”. Artemisia parlava concitata, con il terrore negli occhi. Orazio, vedendola in quello stato, le mise le mani sulle spalle e la fece sedere.

“Guardami, Artemisia” disse alzandole il viso con un dito. Artemisia lo fissò per la prima volta da quando aveva iniziato a raccontare. “Che altro pensavi che avrei potuto fare? Non posso andare da lui e farmi giustizia da solo. O lo denuncio, oppure la faccenda si chiude qui, lo capisci?”

Artemisia non rispose. Si rendeva conto che il padre aveva ragione, ma come uomo non riusciva a capire la sua posizione. Sarebbe stata sola, ad affrontare quella battaglia. Sola contro le maldicenze, le cattiverie, sola contro i pregiudizi della gente.

“Io vado” disse Orazio e rapidamente uscì chiudendo la porta di casa dietro di sé senza aspettare la sua risposta.

“Ecco, ci siamo” pensò Artemisia “niente sarà più come prima nella mia vita”.  E, come avrebbe costatato in seguito, aveva ragione.


Quello che ne seguì fu un processo che subito diede scandalo e che fece di Artemisia la protagonista assoluta di quel dramma. Fin da subito, dal giorno in cui Orazio era tornato a casa dopo aver sporto denuncia, Artemisia aveva compreso che doveva prepararsi al peggio, che da quel momento in avanti avrebbe potuto contare esclusivamente su se stessa e nessun altro. Ne sarebbe stata capace, lei, una ragazza così giovane? Sarebbe stata in grado di sopportare chissà quali voci e quali umiliazioni? Si disse di sì e decise che qualunque cosa fosse accaduta non si sarebbe piegata. Nessuno, mai, sarebbe stato in grado di usarle ancora violenza o di farla cedere, in nessun modo. Orazio l’aveva informata che presto sarebbero iniziati gli interrogatori, non solo per lei e per il Tassi, ma anche per Tuzia e per chiunque potesse sapere qualcosa su quella squallida faccenda. Artemisia, saputolo, con un pretesto era uscita di casa per starsene un po’ sola, nonostante Orazio le avesse raccomandato di stare attenta a non incontrare amici del Tassi che potevano rifarsi su di lei per aver avuto l’ardire di denunciare il suo stupratore. Ma Artemisia non sopportava più di starsene rinchiusa in casa, l’aria le sembrava pesante e nello sguardo del padre, seppure di sfuggita, le era quasi parso di notare un muto rimprovero per quanto accaduto. La ragazza lasciò la casa per vagare in pace per il Quartiere degli artisti, prima che la voce sulla denuncia circolasse. Per il momento ne erano ancora tutti all’oscuro, eccetto il Tassi e i suoi fedeli compagni, ed Artemisia sapeva che neppure loro avrebbero avuto il coraggio di aggredirla per strada, in pieno giorno. La violenza del Tassi era stata ben altra cosa, consumata in una casa privata, al riparo da sguardi indiscreti, e nessuno avrebbe potuto udire le urla di Artemisia. A parte Tuzia. Tuzia, l’amica fedele, colei che già donna aveva raccolto le confidenze, le paure e le speranze di Artemisia ragazzina, colei che avrebbe dovuto proteggerla in quanto donna e in quanto amica, quel giorno maledetto aveva deciso di voltarsi dall’altra parte, di fingere di non vedere ciò che lo Smargiasso stava architettando ed anzi addirittura l’aveva coperto quando, quel giorno dannato, aveva deciso di non aspettare oltre e violentare Artemisia. Mentre camminava per i vicoli senza una meta precisa, Artemisia pensava a questo e a molti altri interrogativi. Si era infatti resa conto che quando aveva parlato al padre dello stupro, quest’ultimo aveva deciso di denunciare il Tassi solamente quando Artemisia gli aveva detto che l’uomo non aveva nessuna intenzione di sposarla. Inoltre, lei stessa aveva raccontato tutto ad Orazio solo quando si era resa conto che non vi sarebbe stato alcun matrimonio riparatore. Ma com’era possibile? Ad entrambi più che la violenza intentata dallo Smargiasso era parso più deplorevole la mancata proposta di matrimonio, persino a lei, Artemisia, che quella violenza l’aveva subita in prima persona, che per giorni e settimane e mesi aveva convissuto con quel peso, sentendosi sporca, sbagliata, percependo dentro se stessa quasi la certezza di essersi meritata quanto accaduto, benché invece sapesse benissimo che tutto ciò non era vero. Non aveva fatto nulla per dare a intendere qualcosa ad Agostino ed era ben sicura di non aver mai fatto allusioni che potessero essere interpretate in modo erroneo. Ma allora perché dopo quel fatto si sentiva così, con quel disagio perenne, come se ad essere nel peccato fosse lei e non il suo aguzzino? Perché la società in cui viveva-si domandava-non condannava chi usava violenza ad una donna, non l’atto in sé ma solo ciò che avveniva dopo, se il matrimonio non aveva luogo? Ed ancora, perché le donne finivano per sposare i loro torturatori? Com’era spiegabile che volessero condividere tutta la vita con l’uomo responsabile di tutti i loro mali, sia fisici sia psicologici? Anche lei stessa, in fondo, aveva creduto ad Agostino e sperato che la sposasse. Ora stentava a riconoscersi nella ragazzina che giorno per giorno attendeva gli eventi e pregava ogni notte, prima di addormentarsi nel suo letto, che lo Smargiasso si presentasse a casa di Orazio per chiederla in sposa. Si rese conto che la società del suo tempo ragionava in quella maniera, forse anche nelle epoche passate si era sempre ragionato a quel modo e a tutti pareva una cosa giusta. A nessuno-tranne forse a qualche donna più coraggiosa delle altre-era venuto in mente che violentare una ragazza era un reato e che per questo chi lo compiva meritava di finire in galera. La violenza in sé doveva essere condannata, non il fatto di rifiutarsi di sposare la vittima. Artemisia camminava e camminava, senza fermarsi a parlare con nessuno, senza prestare attenzione al tempo, ai luoghi, e finì per trovarsi nelle vicinanze del Tevere.

“Sarebbe tutto più facile” pensò “se mi buttassi nel fiume.”

Poi però si vergognò di quel pensiero. Perché doveva essere lei a morire, lei che non aveva fatto nulla di male, lei che era stata la vittima? Era più che certa che invece pensieri del genere non avevano mai neppure sfiorato la mente di Agostino, che anzi sicuramente si era vantato di quella sua losca “impresa” con i suoi compagni delinquenti. Chissà quanto avevano riso, tutti insieme in qualche taverna, mentre Agostino raccontava com’erano andate le cose. Chissà come si erano divertiti, mentre lo Smargiasso narrava con quale resistenza Artemisia aveva tentato di tenergli testa. Al solo pensiero Artemisia si sentì rivoltare lo stomaco. Si fermò sull’argine del fiume, ad osservare l’acqua che scorreva. Era così calmo, il fiume, lui che non aveva problemi da risolvere. Le sarebbe piaciuto tornare indietro ed essere ancora la ragazza che era prima dello stupro, ma sapeva anche che non era possibile. La ragazza che era stata era morta quel giorno, mentre Agostino Tassi la teneva ferma e le impediva di gridare schiacciandole una mano sulla bocca. L’Artemisia di allora non c’era più, non ci sarebbe più stata. Quando pensava a Tuzia ancora l’incredulità per quel suo comportamento aveva il sopravvento su Artemisia. Artemisia, che aveva perso ancora adolescente la madre Prudenza, sentiva il bisogno di parlare con una donna, così era nata l’amicizia con Tuzia. L’amica l’ascoltava e le dava consigli, anche se le sembrava strano che una donna potesse dipingere e abitando vicine per Artemisia era diventata un punto di riferimento. Come aveva potuto, con quale cuore, diventare complice del Tassi? Pareva che l’avesse addirittura avvertito di quando Artemisia sarebbe stata sola e, quando Agostino le piombò in casa e Artemisia chiese aiuto, Tuzia finse di non aver udito le sue parole. Così, senza nessun impedimento, si era consumata la violenza in via Della Croce. Il tradimento di Tuzia l’aveva così profondamente rattristata proprio perché immotivato visto il legame che si era instaurato tra loro, e a momenti ancora non riusciva a capacitarsene. Se fosse stata viva sua madre, forse l’avrebbe preparata a parare colpi di quel genere, le avrebbe insegnato che al mondo la solidarietà tra donne è qualcosa di difficilissimo da trovare, poiché solitamente viene ostacolata da sentimenti diversi, sui quale predomina l’invidia. Artemisia invece l’aveva scoperto da sola, e nel modo peggiore. Ma di che cosa poteva essere invidiosa Tuzia? Della sua arte. Covava invidia per il talento dell’amica pittrice, per il fatto che il padre l’avesse iniziata a quel mestiere nonostante fosse una donna, perché forse un giorno i suoi quadri sarebbero stati apprezzati e venduti con successo ed il suo nome conosciuto ovunque. Solo molto tempo dopo il tradimento Artemisia l’aveva compreso. Doveva forse sentirsi in colpa anche per quello? No, no di certo. E fu in quel momento, lì, sull’argine del Tevere, mentre il sole tramontava colorando di tinte violette il cielo, che decise di non rinnegare mai se stessa. Di non sottovalutare la sua arte, di continuare la strada che aveva intrapreso anche se era una donna e a molti non avrebbe fatto piacere, di non sputare su se stessa come donna perdonando il suo violentatore o peggio sposandolo. Avrebbe affrontato il processo e tutte le sue conseguenze, senza paura, a testa alta. Mai più, per nessuno, avrebbe chinato la testa. Artemisia Gentileschi non aveva più paura di niente.



martedì 17 aprile 2012

RECENSIONE DI ARTEMISIA E NIVES



Ho ricevuto sul mio profilo Facebook questa recensione, ringrazio moltissimo Fabiana Cappello per le belle parole. Grazie!

Ciao Lara! Ho appena finito di leggere il tuo libro "L'inclinazione. Storia di Artemisia e Nives" e volevo proprio farti i complimenti. Mi è piaciuto davvero un sacco. Una trama avvincente e curiosa, hai fatto un ottimo lavoro. La figura di Artemisia Gentileschi è sempre affascinante e tu le hai reso giustizia. Davvero complimenti!
 
 

mercoledì 11 aprile 2012

Artemisia e Nives sul sito Libri da Leggere.net




La storia fantasy con protagonista la pittrice del Seicento Artemisia Gentileschi e la giornalista Nives, con flashback tra il passato, con in parte la vera storia di Artemisia e il presente di Nives, è in vetrina sul sito per i libri LibridaLeggere.net, che ringrazio. Vi invito a visitare il sito e vedere il libro al link

lunedì 26 marzo 2012

ARTEMISIA AL MUSEO MAILLOL DI PARIGI






Per i fortunati che possono visitare Parigi da non perdere la mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi al Museo Maillol, così descritta dal sito del museo:


Potere, gloria e passioni di una pittrice

14 marzo - 15 luglio, 2012
PER LA PRIMA VOLTA IN FRANCIA, LA MOSTRA NEL MUSEO DELLA SCOPERTA MAILLOL PERMETTE LA VERNICE Artemisia Gentileschi

E 'nata "Artemisia Gentileschi" 1593 - 1654, figlia di Orazio Gentileschi, uno dei più grandi pittori della Roma barocca.
All'alba del secolo in Italia XVII, quando le donne erano minorenni per tutta la vita, quando appartenevano ai loro padri, i loro mariti, i loro fratelli, o il loro figlio, Artemisia Gentileschi ha rotto tutte le leggi della società in n 'appartenenti alla sua arte. Cerco la propria gloria e libertà, ha lavorato per principi e cardinali, ha fatto una forza viva del suo pennello, e costruì il suo lavoro, instancabilmente. Con il suo talento e forza creativa, divenne uno dei pittori più celebri del suo tempo, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Il dramma della sua vita personale, lo stupro ha sofferto nella sua giovinezza, e il clamoroso processo che suo padre istituirà poi il suo molestatore, l'artista Agostino Tassi, hanno modificato profondamente la sua vita e carriera. Lo scandalo ha contribuito a mettere in ombra il suo genio. Infatti, come Caravaggio, ci sono voluti tre secoli per essere nuovamente riconosciuta e universalmente apprezzato.

Per saperne di più:
http://www.museemaillol.com/

giovedì 22 marzo 2012

DONNE


Questo libro vede per protagoniste due donne, Artemisia nel Seicento e Nives ai giorni nostri. Al di là di ciò che spesso si scrive, il mio intento era raccontare una storia fantastica partendo da una persona realmente esistita, Artemisia Gentileschi, per poter far trasparire la grande forza delle donne. Le donne di questo libro non si piegano mai, anche quando la situazione è insostenibile. Artemisia, anche nella realtà, venne violentata e subì molte mortificazioni nel corso del processo contro il suo stupratore, passando quasi da vittima a carnefice, ancora si sente dire, purtroppo, oggi, che “se l’è cercata”. Artemisia subì addirittura delle visite ginecologiche e le furono schiacciate le dita per farla ritrattare, ma lei non lo fece mai, a costo di non poter più dipingere. Nives è una ragazza indipendente, giovane e riesce a trovare il coraggio prima di superare i limiti della sua razionalità e credere a un mondo, che scopre a casa Gentileschi, che non aveva mai immaginato, poi a combattere a costo della vita per far sì che il male non diventi il padrone del mondo che conosciamo. Donne forti che hanno saputo combattere.


lunedì 12 marzo 2012

LARA ZAVATTERI INTERVISTATA DA ALESSANDRO BAGNATO




Se volete conoscermi meglio e conoscere i miei libri, leggete la bella intervista che ha realizzato l’amico Alessandro Bagnato sul suo blog “Le finestre dei pensieri”. Grazie mille Alessandro, per voi lettori, vi aspetto sul suo blog, dove potete conoscere anche Alessandro e le sue opere, CLICCATE QUI



 INTERVISTA A LARA ZAVATTERI



VI ASPETTO!

giovedì 8 marzo 2012

ARTEMISIA E L'8 MARZO



Auguri a tutte le donne! Artemisia Gentileschi rappresenta il talento e la forza delle donne. La pittrice del Seicento aveva talento per la pittura e ebbe una grande forza nell'affrontare il processo contro il suo violentatore, Agostino Tassi. All'epoca era rarissimo che una donna denunciasse un fatto del genere e trovasse, soprattutto, la forza per subire il processo. Sì, subire, perchè Artemisia venne vista da subito come la colpevole più che la vittima e le venne praticata anche la "tortura dei sibilli" con lo schiacciamento delle dita, un danno gravissimo per una pittrice. Tuttavia Artemisia non cedette mai e il Tassi venne condannato. Nell'augurare buona Festa della donna a tutte le donne, vi invito ad avere sempre la forza di Artemisia, a coltivare il vostro talento, a non avere paura di niente. Se volete conoscerla leggete anche il libro L'Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives. Auguri!

lunedì 5 marzo 2012

ARTEMISIA SUL BLOG LE FINESTRE DEI PENSIERI



Oggi voglio ringraziare di cuore l’autore e blogger Alessandro Bagnato per lo spazio riservato a “L’Inclinazione. Storia di Artemisia e Nives” sul sul blog “Le Finestre dei Pensieri” che si occupa di far conoscere autori emergenti. Per leggere il post questo il link:


grazie ancora Alessandro e vi attendo sul suo blog!

Lara

martedì 21 febbraio 2012

Gli episodi biblici di bene e male e la Storia






Quando la giornalista Nives si trova a Roma, nella vecchia casa dei Gentileschi, con un protagonista misterioso si trova costretta ad avviare una disputa per stabilire cosa sia il Bene e cosa sia il Male e quale prevalga nel mondo. Nives non ha altra scelta che partecipare e cita, insieme all’altro personaggio, vari episodi biblici in cui viene esaltato il Bene, mentre l’altra persona ne cita altrettanti per stabilire che il Male è la vera e unica potenza dominante. Entrambi citano anche eventi storici come lo sterminio del popolo armeno prima e l’Olocausto degli ebrei dopo, o personaggi storici come Gandhi o Hitler. La disputa continua per un pezzo, non solo per il gusto di avere l’ultima parola, ma per uno scopo ben preciso. Non svelo il perché, ma Nives, che è dalla parte del Bene, non può proprio fermarsi, deve per forza continuare a parlare….se vuole vivere…

giovedì 16 febbraio 2012

Il Libero Arbitrio





Svelo uno dei segreti del libro. L’altra protagonista oltre Artemisia è Nives, una ragazza dei giorni nostri che vive a Trento e di mestiere fa la giornalista. Oltre a lei, però, c’è un altro personaggio molto importante della storia, un personaggio misterioso che Nives incontra quando arriva a Roma, a casa di Artemisia, o meglio nella vecchia abitazione dei Gentileschi, rimasta disabitata. Si tratta di un uomo, il Libero Arbitrio, che è colui che garantisce che gli esseri umani riescano a decidere tra bene e male, ma che non può intervenire in nessun modo. Insomma è una sorta di bilancia, ma in nessun caso può fare in modo che una persona propenda per scelte che faranno del bene oppure del male. Il Libero Arbitrio spiegherà molte cose a Nives sulla situazione surreale che sta vivendo, grazie a lui Nives riuscirà a fare chiarezza in una situazione ingarbugliata, ma il Libero Arbitrio è anche altro (questo non posso svelarlo) e rischia in prima persona la sua vita. È un essere che può morire, dotato anche di grandi ali, per le quali sarà anche scambiato per un angelo…

mercoledì 18 gennaio 2012

Chi è la Strige del libro


Nel libro un personaggio secondario è La Strige, un soprannome che i romani, perché il libro è ambientato nel Seicento a Roma (l’altra parte ai giorni nostri a Trento) avevano affibbiato ad una donna strana, che si credeva una strega. In effetti la donna conosce molte cose, sa fare pozioni e incantesimi ma sempre a fin di bene. Sarà lei ad incontrare Artemisia bambina, mentre si reca al cimitero per piangere sulla tomba della madre, lei unica donna in una casa con il padre Orazio e altri fratelli. La Strige la osserva per un po’ di tempo, finché un giorno avviene l’incontro tra le due. Artemisia riceve una pozione, perché la Strige ha già visto il futuro della ragazza: sarà una grande pittrice, ma soffrirà molto per via della violenza e delle umiliazioni inflitte. Artemisia e la Strige compaiono poi ai giorni nostri, verso la fine del libro, in una visione di Nives, che capirà grazie a loro come aggiustare le cose.

giovedì 12 gennaio 2012

Perché Artemisia prepara la pozione




Ad un certo punto del libro, la pittrice Artemisia Gentileschi decide di preparare una pozione. Ma perché? Dopo tutto ciò che le è capitato, la violenza subita e le umiliazioni, vuole fare in modo che lei e i suoi quadri restino immortali. Lo vuole come pittrice, ma anche come donna, essendo difficile per quel periodo essere entrambe le cose. Gli ingredienti sono stati forniti dalla Strige, che molti anni prima aveva regalato la pozione ad Artemisia: la Strige è una sorta di strega che aiuta Artemisia quando questa è ancora una bambina e ha da poco perso la madre. Ma, come si scoprirà, la pozione non avrà gli effetti sperati…..

lunedì 2 gennaio 2012

Come richiedere i miei libri





Prima di tutto, buon anno a tutti!

Scrivo questo post per facilitare tutte quelle persone che vorrebbero acquistare i miei libri ma o non sono pratiche di acquisti in Rete, o di Internet in generale, oppure non hanno una connessione Internet a casa o per altri motivi, insomma, non possono acquistare il libro tramite Internet. Se non avete la possibilità di acquistare il libro o i libri via Internet, posso procurarveli io. Basterà, se siete della mia zona, farmelo sapere di persona (abito a Mezzana, val di Sole, Trentino, in via 4 novembre 21, a piano terra, per capirci di fronte all’hotel Salvadori) scrivendomi una lettera, telefonandomi al 348/7702561 o scrivermi a larazavatteri@gmail.com specificando quale o quali libri volete (date un’occhiata su www.larazavatteri.blogspot.com). Scrivete anche la quantità e il vostro indirizzo, vi spedirò tutto via posta con l’aggiunta delle spese di spedizione, che paghereste comunque anche via Internet. Ricordo che potete anche richiedere tramite un ordine il libro in libreria, (tranne Frammenti di una valle) specificando nome dell’autore, titolo e casa editrice. Molti sono print on demand, cioè si devono prima stampare, per cui a volte bisognerà attendere un po’, ma si tratta di qualche settimana in genere, non di più. In ogni caso, sarò contenta di fornirvi il mio libro! Grazie e a presto!

Lara